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Il temperamento, tra psicobiologia e teoria della personalità

24/10/2023 Categorie: Blog

Ognuno di noi possiede, dalla nascita, uno schema comportamentale che viene innescato dalle situazioni che via via incontriamo nell’ambiente in cui viviamo.

Nel corso della storia questi “schemi” hanno assunto denominazioni varie e forse quella più famosa si rifà alla classificazione di Galeno (sanguigno, flemmatico, collerico, melanconico), che è rimasta in auge fino alla metà dell’Ottocento e che ancora oggi mantiene vivi i propri retaggi a livello linguistico.

Oggi, grazie agli studi della Psicobiologia, siamo in grado di stabilire da dove trae origine quell’individualità e quell’unicità che già gli antichi studiosi del passato avevano individuato e che ricade sotto il termine di “temperamento”.

Gli studi condotti su cavie di laboratorio hanno evidenziato, infatti, che sono presenti pattern comportamentali correlati ai neurotrasmettitori, individuabili anche nell’uomo. 

In sostanza, ereditiamo un temperamento che si basa sulla presenza, geneticamente determinata, di circuiti complessi di neuroni e neurotrasmettitori: a seconda della percentuale di alcuni neuroni rispetto ad altri si ha un “cocktail” che è unico per ciascuno e che determina, nell’insieme, un assetto di reazioni di base (molto ben visibile nel bambino molto piccolo).

Negli anni ’90 del secolo scorso lo psichiatra americano C.R. Cloninger ha elaborato un modello della personalità che individua tre dimensioni caratteriali (influenzate dall’ambiente) e quattro dimensioni temperamentali geneticamente indipendenti, tre delle quali correlate a sistemi neurobiologici.

Per quanto riguarda i temperamenti si hanno:

Novelty Seeking (NS – Ricerca della Novità): ricerca costante della novità, tendenza a reagire con eccitazione agli stimoli e a non temere le conseguenze di comportamenti che possono far incorrere nel pericolo. Questo tratto è correlato ad una ridotta attività dopaminergica, che spinge il soggetto alla ricerca di attività stressanti per innalzare il livello di dopamina.

Harm Avoidance (HA – Evitamento del Danno): tendenza all’inibizione del comportamento per evitare danni e novità (correlato alla paura dell’ignoto), reiterazione di comportamenti abitudinari e predisposizione a sviluppare depressione reattiva in situazioni di perdita. Questo tratto è correlato ad un’elevata attività serotoninergica, che inibisce la ricerca di stimolazione per paura delle conseguenze.

Reward Dependence (RD – Dipendenza dalla Ricompensa): continuo bisogno di gratificazione e rinforzo, soprattutto a livello sociale. Questo tratto è correlato ad una ridotta attività serotoninergica ed è correlato all’insorgenza delle dipendenze.

- Persistence (P – Persistenza): tendenza a perseguire un obiettivo indipendentemente dagli stimoli esterni. Questo tratto non trova correlati neurobiologici

Questa classificazione, risultante in tantissime sfumature date dall’interazione dei vari assetti, è rilevabile attraverso il TCI (Temperament and Character Inventory), test messo a punto dallo stesso Cloninger e che combina a queste dimensioni quelle caratteriali nell’ottica di un modello biosociale della personalità.

L’individuazione dei temperamenti consente di comprendere cosa rappresenti il benessere per il singolo individuo, non sulla base del concetto generalizzato di “ciò che è giusto” ma del “come si è”.

Questo permette di intervenire con gli strumenti più adeguati ad alleviare il disagio, sia che si tratti di terapie psicofarmacologiche in caso di situazioni patologiche, sia che si tratti di attività volte a favorire un migliore approccio del soggetto ad una quotidianità che non ritiene soddisfacente.